I pochi scritti rimasti di Virginio Bianchi

Virginio Bianchi amava cimentarsi anche nella scrittura e nella poesia. Tuttavia, con la stessa determinazione con cui cancellava le opere pittoriche di cui non si riteneva soddisfatto, distruggeva sistematicamente anche i propri scritti. Sono quindi pochi i testi che ci sono oggi pervenuti.

Nel 1936 scrive un racconto, tenero e divertente, intitolato “Il marito della Signorina”, che verrà pubblicato su una raccolta di racconti dell’epoca, denominata “Firme alla ribalta”.

Nel 1947 presenta alla prima edizione del “Premio Letterario Massarosa” un proprio racconto, audace per quei tempi e molto moderno, che intitola “La luna precipita”. Uno spaccato di vita massarosese, dell’immediato dopo-guerra, quando le truppe di colore avevano stabilito in paese un certo tipo di rapporti con alcune “signorine”. Lo scritto incontra il favore della giuria ed ottiene il terzo premio.

Negli stessi anni inizia la stesura di un romanzo autobiografico, "Il chiodo", di oltre duemila pagine, scritte con la penna stilografica. L'originale, riposto dentro lo spazio ricavato in una delle sedie di cucina, ideate come contenitori, verrà distrutto dall'autore nel 1956, gettato in un eccesso d’ira nel fuoco della stufa, dopo il matrimonio della figlia.

Nel 1992, una raccolta di dieci poesie inedite, scritte da Virginio Bianchi presumibilmente attorno al 1960, venne rinvenuta dalla cugina del pittore, Virginia Bianchi, e consegnata alla redazione del giornale parrocchiale “Incontro” di Massarosa, con preghiera di pubblicazione.
Sette delle dieci poesie vennero pubblicate per la prima volta, suddivise tra i numeri di maggio, luglio e dicembre dello stesso anno.
Alberta Rossana Bianchi scelse cinque poesie per concludere il proprio racconto biografico “La vera e pura essenza della vita - La vita di Virginio Bianchi narrata dalla figlia”, terminato il 28 novembre 2002 e pubblicato su Internet nello stesso anno, in occasione della costruzione della prima versione di questo sito Web.
Un’ultima poesia, intitolata “Il mare”, non venne mai pubblicata per sua espressa volontà, che abbiamo voluto rispettare nella stesura di questo sito.

I pochi scritti rimasti di Virginio Bianchi